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Torna tra i banchi del Liceo Soleri Bertoni la storia delle storie sul Fair play olimpico.

2 agosto 1936, Olimpiade di Berlino, gara di qualificazione del salto in lungo nell’Olimpyastadion: il lunghista Luz Long, nato a Lipsia nel 1913, rappresenta perfettamente la razza ariana: alto, occhi azzurri e capelli biondi.

Durante la gara di qualificazione Long decise di aiutare il suo rivale nero americano Jesse Owens, perché non voleva essere il simbolo di quel tipo di Germania pronta alla guerra e alla prevaricazione, ed in quell’occasione pronta a dimostrare la supremazia della razza ariana.

Jesse non sapeva che in Europa non era previsto il salto di prova, e al primo salto il suo piede oltrepassò la linea di stacco effettuando così un salto nullo; analogo risultato anche al secondo salto, che egli stesso definì il peggior salto della sua vita.

Prima del terzo ed ultimo salto, Luz indicò a Jesse dove saltare (30 cm prima dell’asse di battuta) e l’atleta statunitense riusì ad accedere alla finale. Nella fase finale, del 3 agosto, Jesse Oeens vinse l’oro nei cento metri, il 4 agosto nel salto in lungo, il 5 agosto nei 200 metri e il 9 agosto nella staffetta 4x100, e il suo record fu uguagliato soltanto nel 1984 da Carl Lewis nell’Olimpiade di Los Angeles.

Lo stadio di Berlino esultò e Hitler, presente all’evento del 4 agosto, di fronte alla vittoria di Jesse contro Luz, pare si alzò indispettito e uscì dallo stadio per non stringere la mano all’atleta afroamericano.

Successivamente Owens, nella sua autobiografia “The Jesse Owens Story” raccontò come Hitler si alzò in piedi e gli fece un cenno con la mano.
Ma la medaglia al fair play la vinse Luz Long con il suo gesto, e l’amicizia tra i due atleti finì solo con la morte di Luz Long durante la seconda guerra mondiale.

Nell’ultima lettera a Jesse, Luz chiese all’amico di andare in Germania, dopo la guerra, e a trovare suo figlio Kai, appena nato, per parlargli di suo padre e per dirgli che le cose possono essere diverse per gli uomini su questa terra, come la loro amicizia poteva dimostrare.

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