Lunedì 29 aprile, presso il Centro Congressi del Monastero della Stella, gli studenti del Liceo Economico Sociale e la V^ DB del Liceo Artistico, hanno incontrato la dott.ssa Marisa Manzini, sostituto procuratore generale presso la Procura Generale di Catanzaro.
Titolo dell’incontro, organizzato dalla professoressa di Diritto ed Economia, Antonella Mercuri, “Il ruolo della figura femminile nei contesti di ‘ndrangheta”. Tematica sulla quale verte il libro del magistrato Marisa Manzini “Donne Custodi. Donne Combattenti. La signoria della ‘ndrangheta su territori e persone”, filo conduttore dell’evento scolastico.
Aperto dai saluti della Dirigente Scolastica professoressa Alessandra Tugnoli, introdotto e moderato dalla professoressa Antonella Mercuri, concluso dalla professoressa di Storia, Piera Comba, l’incontro ha avuto come momento centrale il confronto del magistrato con gli studenti.
I temi trattati dalla dott.ssa Manzini hanno coinvolto i ragazzi in un dialogo denso di interesse e partecipazione per un fenomeno, la ‘ndrangheta, che con le sue ramificazioni sta ormai investendo anche il Nord Italia.
Nel libro del magistrato si approfondiscono le relazioni interne delle famiglie ‘ndranghetiste mettendo in luce la componente femminile. “Il modello organizzativo della ‘ndrangheta -scrive la Manzini- è profondamente diverso dalle altre organizzazioni mafiose perché fonda il suo potere sulla famiglia, dunque sulla forza dei vincoli di sangue”.
L’incontro con gli studenti del “Soleri Bertoni” è stato incentrato sulla vita delle donne che appartengono a questi contesti familiari, donne che troppo spesso diventano strumento dell’organizzazione. “Donne che, intrise di valori mafiosi, trasmettono gli stessi valori ai figli, assicurando così la sopravvivenza della famiglia ‘ndranghetista”.
«Se queste donne prendessero coscienza di essere uno strumento nelle mani dei maschi- sostiene la dott.ssa Manzini- si potrebbe dare l’avvio ad una lenta decadenza delle organizzazioni criminali mafiose».
La Manzini auspica così la trasformazione delle “donne custodi ” in “donne combattenti”, ovvero da donne che custodiscono e tramandano i sub valori mafiosi in donne che trovano il coraggio di mettersi contro le organizzazioni, di ribellarsi fino ad infrangere un potere fondato sulla violenza e la sopraffazione.
Ma si tratta di un percorso costellato da storie di donne che ne testimoniano la tragica complessità. La dott.ssa Manzini, nel suo intervento, si è soffermata su alcuni fatti di cronaca riportati nel libro, ma anche su alcuni suoi incontri con donne inserite in questi contesti mafiosi.
Tanti gli spunti di riflessione che hanno stimolato gli studenti a porre una serie di domande sul fenomeno della ‘ndrangheta: sui metodi di indagine come le intercettazioni, sul rapporto con la religione, su come vengono recepite in questi ambienti le conquiste dei diritti delle donne, sull’ammissibilità degli sconti di pena per le donne, sulle infiltrazioni nel tessuto economico, sull’importanza della scuola come luogo primario di cultura e conoscenza.
L’incontro ha particolarmente coinvolto gli studenti non solo per l’approccio ad una realtà che sta espandendo le sue articolazioni territoriali, ma anche per la grande sensibilità umana dimostrata dal magistrato nel raccontare storie di donne che hanno lottato, alcune fino a pagare con la vita, per liberarsi da questi contesti di sudditanza e violenza.